Benvenuti

Ai malcapitati che giungono su queste virtuali pagine, il mio benvenuto.
Attenti ai passi che fate sull'asse, uno di troppo potrebbe costarvi caro.
Nella mia personale passeggiata su questa striscia di legno che sovrasta un mare agitato, poche cose credo di aver capito; una su tutte, che ormai da tempo mi porto dentro, è che alla fine nessuno fa ridere il buffone...

giovedì 29 novembre 2007

Venti Nove Novembre


Torniamo al punto di partenza.
Gira che ti raggira,
la tua ellisse,
catena che ti costringe
ad un percorso monotono e stantio,
vecchio di secoli,
mi vede protagonista assoluto.
E tu,
che non mi sopporti,
che mi rincorri,
che mi ferisci,
non puoi nulla contro di me!
Inizia oggi una nuova corsa,
corsa truccata,
io posso e voglio barare,
e barerò!
E rido delle leggi che ti hanno costruito,
leggi che valgono solo per te,
leggi stupide quanto chi,
creandole,
ha pensato di poterti capire.
In fondo mi fai pena,
io sono la tua immagine riflessa,
io sono la parte luminosa della tua essenza,
io sono libero
tu... no!
Vienimi a cercare,
non fare il timido...
non nasconderti
dietro le tue bianche amiche!
Alzati e saluta il nuovo corso
che ti costringerà a corrermi dietro...
ancora!

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Listening to: AC DC - Walk All Over You
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Buon compleanno Federico!

martedì 27 novembre 2007

Vento in Poppa


“S’è alzato il vento... è ora di riprendere la navigazione Barbarossa!”

Il Pirata udì queste parole trattenendo lo sdegno per la nuova incursione nella sua cabina. Senza sollevare la testa dal libro che stava leggendo rispose a Nicholas “Così sia! Fate rotta per San Judas, dobbiamo rifornirci di acqua e viveri.”

Nel sentire queste parole il volto di Nicholas si illuminò, finalmente il cuore della Camelia aveva ripreso a battere.

“Tra due minuti sarò sul ponte” aggiunse Barbarossa “dì a Paul di mettersi in testa d’albero. Abbiamo bisogno di una navigazione sicura, che stia attento alle fregate della Marina Britannica!”

Nicholas tornò sul ponte a dare le istruzioni ricevute, all’ordine di issare le vele la ciurma rispose con un boato di gioia.



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Listening to: Two gallants - Steady Rollin
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martedì 20 novembre 2007

Ride On...



Correvo come chi non avesse nulla da perdere... correvo ed avevo un fine particolare... raggiungere lei! E facevo mia la filosofia di Sonny Barger: “Se vedi un ostacolo accelera, lo supererai più velocemente!”. Non davo tregua alla manetta del gas, sicuro che il mio dolcissimo angelo mi avrebbe protetto, che avrebbe allontanato da me le noie che si sarebbero frapposte tra me e lei!
Corro ancora, sono portatore sano di sindrome da “Ciao”, qualsiasi mezzo a due ruote va portato sempre a fine corsa.
Ma corro senza un fine, forse senza una fine.
Il mio Angelo mi ha salvato dall’asfalto, ma non dal mio antagonista!



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Listening to: Red Hot Chili Peppers - Snow (Hey Oh)
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Perché e Come Mai una Storia Così Lunga! Barbarossa e la Capitana...

Pubblicare questa storia si è rivelato per me svuotante. Ho messo a disposizione di tutti voi una storia che nacque sull'onda di un momento in cui avevo fatto pace col sole, in cui Madonna Sorte mi baciava sulla fronte ogni mattina e mi cullava prima di addormentarmi...
Il mio Pirata è stato più fortunato di me, non ha mai saputo che fine abbia fatto la splendida Capitana!
I vostri commenti, le cose che mi hanno detto a voce alcuni di voi sono state gocce di ambrosia che mi hanno colmato di gioia e di orgoglio. Purtroppo io so che fine ha fatto la Capitana, e questa consapevolezza toglie romanticismo alla mia storia, le dona un finale reale e monotono. Alcuni di voi potrebbero dirmi: "te l'avevo detto che andava a finire così" (vero Fabrizio? ;-)).
Questo per ringraziare tutti voi, quelli che hanno vissuto con me sulla Camelia, che ne hanno respirato l'atmosfera, che hanno visto la Capitana, quelli che avrebbero dato un dito perché la storia avesse un finale diverso (Fabrizio... sempre te), quelli che hanno sopportato l'altalena dei miei umori, quelli che leggendo e non sapendo hanno chiesto ulteriori, impossibili, sviluppi.
E vi chiedo scusa se, da quando vi ho donato questa storia che non è mia, sono scomparso un pò... ma come ho detto prima, mi sono ritrovato vuoto ultimamente e, le rare volte che venivo colto dalla voglia di scrivere, mi ritrovavo sempre nell'impossibilità di dare seguito ai miei pensieri.
Grazie a tutti voi!


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Listening to: Red Hot Chili Peppers - She Looks To Me
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martedì 6 novembre 2007

Tout Court

N.d.A. Ho deciso di pubblicare per intero la storia di un pirata, alcuni pezzi già li avete letti ma i suggerimenti del caro Paolo mi hanno fatto decidere di postarla per intero. Spero avrete la pazienza e la voglia di leggerla tutta, magari a più riprese...

Per un eccesso di tosse portò rapidamente il fazzoletto alla bocca. I giorni erano passati lentamente, senza un fiato, senza una parola di lamentela da parte di nessun membro della ciurma.

Tutti sulla “Camelia” avevano sposato la missione del Barbarossa; uomini diversi, nati in latitudini e longitudini remote; alcuni colti, altri poco più che bestie, tutti, al primo colpo d’occhio che avevano dato al capitano della “Bewitched” avevano capito che il vecchio pirata stava dando battaglia al più ostico degli avversari; per farlo aveva scelto una tattica inusuale quanto fascinosa. Aveva rimesso la decisione al nemico, offrendole la possibilità di salvare la vita a se stessa e al suo equipaggio.

Certo, nel prendere la decisione avrebbe dovuto abbandonare la goletta; qualcosa sarebbe andato irrimediabilmente perso, purtroppo la scelta necessariamente comportava una certa dose di rischio. Così come rischiosa era la posizione del pirata, intenzionato a non abbandonare la mano, metteva a rischio la vita sua e quella dei suoi uomini; se il bottino non fosse stato così succulento probabilmente avrebbe subito un ammutinamento. La sua tattica era ancor più rischiosa perché sapeva che stava bluffando, che in nessun modo, se non grazie alla concessione del capitano avversario, avrebbe potuto saccheggiare la goletta.

E in tutto ciò, si riacutizzava il suo vecchio dolore; il corpo, testimone di mille scontri, di innumerevoli viaggi e di inenarrabili vicissitudini stava abbandonando una mente ancora attiva e desiderosa di rosee mattinate e di serate infuocate. Tolse il fazzoletto dalle labbra, lo guardò e notò le ormai caratteristiche tracce di sangue, segno di un malessere diffuso.

Spostò lo sguardo sul mare, il sole morente pennellava d’arancio la spuma delle onde, rendendo l’acquatica superficie un prolungamento della sua capigliatura, sempre più rada; Apollo sembrava omaggiarlo con un estremo presente.

Allora si avvicinò alla murata di dritta per incrociare lo sguardo col capitano della “Bewitched”. La notò ferma dietro al timone, appariva seria e pensierosa. Decisamente bellissima!

Lentamente le stelle comparirono al loro posto, quale silenzioso esercito luminoso, schierandosi nelle loro abituali formazioni. Affacciato ad una delle finestre del castello di poppa, il Barbarossa alzò lo sguardo al cielo e incontrò subito la costellazione di Orione, quella che per gli indigeni del Nuovo Mondo è la costellazione del guerriero. Come era sua abitudine si soffermò a guardarla, pagando omaggio a tutti quegli uomini che prima di lui avevano intravisto una giusta causa per vivere o morire. Riportò lo sguardo sul mare che era diventato nero; dopo aver assaporato la sua salmastra atmosfera richiuse la finestra e si mise a sedere.

Nell’istante in cui metteva mano alla sua pipa, tre colpi fecero vibrare la porta della cabina. Odiava essere disturbato quando si fermava a riflettere, quando si ritrovava solo coi suoi sogni, i suoi ricordi, le sue paure e i suoi pensieri. Aprì di scatto la porta che dava sul ponte della sua “Camelia”; alla vibrante luce di una lanterna vide il viso del nostromo Oghma; nascondeva una seconda figura che, seppur nella penombra, il buon pirata riconobbe subito. “Lasciateci soli nostromo!” Oghma obbedì all’istante.

Barbarossa fece accomodare il Capitano della “Bewitched” nella cabina, le fece spazio su una sedia spostando delle carte. “Posso offrirle qualcosa? Avete cenato capitano?” non riuscì a nascondere del tutto l’emozione che traspariva dalle sue parole, cercò di riprendersi versandosi un bicchiere di porto. “Non sono venuta per approfittare della vostra stiva!”, a questa risposta il cuore del pirata perse un paio di battiti, si prese il tempo di ossequiare la dolce voce che adesso poteva associare alla bellissima persona. “Ditemi il motivo di questa visita allora...” la cura di porto gli aveva restituito un minimo di tranquillità, “Vengo a dirvi che sto valutando la Vostra proposta. Vi chiedo di pazientare, la decisione non è delle più facili.” detto ciò fece per alzarsi; il vecchio marinaio sentì l’urgenza di trattenerla, nonostante ciò non fece nulla; la vide alzarsi e dandole le spalle tornando a guardare il mare le disse che le lasciava tutto il tempo che voleva. “Potete andare!” continuava a darle le spalle. Temeva, girandosi, di tradire l’agitazione che gli provocava quella presenza nella sua cabina. Il capitano della “Bewitched” salutò e usci. Fu allora che il Barbarossa crollò sulla sedia, accese la pipa e con lo sguardo rivolto al vuoto lasciato dall’assenza della sua “nemica” si lasciò trasportare da pensieri e immagini futuribili in luoghi e regioni a lui sconosciute ma cariche di affascinanti attrattive.

Quella mattina si svegliò indolenzito. Il sorgere del sole lo trovò assiso sulla stessa sedia dove si era lasciato cadere quando la sua visita lo aveva lasciato la sera prima. Si alzò sgranchendosi braccia e gambe; consultò il suo diario di bordo, scoprì che erano mesi ormai che i due legni erano affiancati, aveva totalmente perso la cognizione del tempo.

Sapeva che la ciurma, nonostante la pressante voglia di dare sfogo alle pulsioni più profonde, non lo avrebbe mai tradito; la coesione a bordo della “Camelia” era totale, la venerazione per il Barbarossa a volte addirittura esagerata, sapeva di poter contare su uomini altamente fidati, su compagni di mille imprese, che in qualsiasi frangente avevano dimostrato dedizione assoluta al comandante e alla sua causa. La tosse gli bloccò fiato e pensieri, per non rovinare a terra si aggrappò alla spalliera della sedia dove si era seduta lei. Al termine dell’attacco notò con somma sorpresa che sul sedile c’era una sciarpa di seta bianca che non gli apparteneva. Non gli ci volle molto per ricordarsi che il Capitano della “Bewitched” era solita portare una sciarpa identica a quella.

La prese, l’avvicinò al viso e inspirò a fondo. Riconobbe il suo profumo, profumo che l’aveva colpito dal primo giorno in cui la “Camelia” aveva abbordato la “Bewitched”, lo aveva notato subito, era stato il primo indizio della presenza di donne a bordo della goletta. Mai avrebbe pensato che quella scia olfattiva lo avrebbe condotto al suo avversario.

Si dovette sforzare a fondo per concentrarsi sui suoi doveri giornalieri; si rese conto che ormai il Capitano occupava gran parte dei suoi pensieri, gli stava facendo delegare sempre più responsabilità ai suoi sottoposti. Si convinse che andava bene così, l’affare per lui più importante in quel momento era ricevere la risposta desiderata da quell’insolito Capitano, che governava una goletta che agli occhi del Barbarossa appariva logora e vicina all’affondamento. Si augurava di non sbagliarsi, questa volta l’errore avrebbe potuto costargli caro.

Chiamò il mozzo che abitualmente gli portava la colazione.

Trafelato ed ansimante si presentò a mani vuote il mozzo. Entrò come di consueto senza bussare, Barbarossa lo squadrò, i suoi occhi che fissavano quelli del ragazzo domandavano una spiegazione. “Nessuno è al suo posto comandante, il cuoco è ancora in branda e tutti gli uomini si stanno occupando delle cose più futili...”. A queste parole si allargò un sorriso sul volto del Pirata, la sua malattia, la sua mania, aveva contagiato la ciurma della “Camelia”. Guardò Paul, il suo sorriso si allargò agli occhi e disse: “...raggiungi gli altri ragazzo, non ci sono compiti da fare sulla Camelia oggi; che ognuno di noi faccia ciò che più gli piace! Porta il mio comando ai tuoi compagni...”; disse queste parole mentre incominciava a spogliarsi, prima di lasciar uscire il mozzo si fece aiutare per togliere lo stivale che portava alla gamba destra. Appariva decisamente più anziano dei suoi trent’anni, restò solo e nudo nella sua cabina, aprì la stessa finestra che la sera prima l’aveva visto volgere lo sguardo alla volta stellata e si tuffò in mare. Il primo impatto con l’acqua rivitalizzò i tessuti del suo corpo, nonostante la perdita della gamba sinistra nuotava ancora abbastanza bene, si allontanò dalla poppa della Camelia, vide altri membri del suo equipaggio che avevano avuto la stessa idea. Fisicamente si allontanava dalle due imbarcazioni così pericolosamente vicine ma il suo pensiero rimaneva fisso sul volto del Capitano, vorticavano nella sua mente le poche parole che gli aveva concesso seduta nella sua cabina.

Non sapeva cosa fare, sapeva che non poteva in nessun caso abbandonare la mano; se ne sarebbe pentito a vita, e in tutto ciò sapeva perfettamente che se il Capitano non avesse acconsentito alla resa lo scontro sarebbe stato tremendo, le perdite di entrambi gli schieramenti sarebbero state enormi, probabilmente l’ultimo duello l’avrebbe visto confrontarsi direttamente con lei.

S’immerse. Voleva scrollarsi di dosso quell’immagine terribile, un’immagine che purtroppo sapeva non sarebbe riuscito ad allontanare facilmente.

La scomoda sensazione non rimase sott’acqua. Riemergendo dalla corta apnea, quel vago presentimento gli rimase addosso come la pece sulle piume di un uccello.

Rivolse lo sguardo al sole, iniziava a sentire il morso dei suoi raggi, la pelle delle spalle gli stava dicendo che era giunto il momento di uscire dall’acqua; ritornò verso la “Camelia”, si diresse verso la murata di babordo, il suo timoniere era già lì ad aspettarlo. Sapeva che lo avrebbe trovato pronto, era certo che nel mezzo dell’allegria che imperava sul galeone solo Nicholas avrebbe mantenuto una parvenza di serietà. Era stanco, comandò che lo issassero a bordo; Nicholas fece eseguire la comanda; una volta che il pirata pose piede sul ponte gli porse i suoi indumenti chiedendogli spiegazioni sul comportamento dell’equipaggio. Sapeva di poterselo permettere, la loro stretta relazione, il sentimento che li legava e la loro fratellanza gli permettevano questo ed altro. Barbarossa scosse la testa, si appoggiò ad un cannone “Ci godiamo il momento amico mio, ci godiamo il momento”; dette queste parole si allontanò. Sapeva di non aver dato soddisfazione al suo timoniere, sapeva che la sua indole estremamente razionale non gli avrebbe concesso di comprendere appieno la magia del momento; era l’unico che rimaneva coi piedi ancorati alla realtà, era lui che nelle serate brumose, quando insieme passeggiavano sul ponte condividendo la passione per il tabacco della Virginia, che ricordava al pirata i mille rischi dell’impresa; erano uno l’opposto dell’altro, si completavano a vicenda.

Mentre si dirigeva verso la sua cabina per prendere il suo cappello, gettò uno sguardo sul ponte della “Bewitched”; non si meravigliò nel vedere che le due ciurme avevano fraternizzato, provò un moto compassionevole per quegli uomini, li vide scherzare amabilmente insieme e pensò che forse il caso li avrebbe portati a doversi scontrare, a dover combattere o forse più semplicemente li avrebbe divisi senza lasciargli più l’occasione di condividere l’intimità che s’era creata, lentamente, fin dal giorno dell’abbordaggio.

Rientrando nella cabina notò subito che la sciarpa bianca non era più dove l’aveva lasciata. Si mise a cercarla freneticamente, rovistò per tutta la stanza senza risultato. Non era possibile, come poteva essere scomparsa, chi poteva aver avuto l’ardire di prendere qualcosa dai suoi alloggi? Si fermò un attimo, l’agitazione gli stava facendo tornare la tosse, dovette appoggiarsi alla sedia. Gli cadde l’occhio sul suo cappello dal quale gli parve di scorgere una sottile striscia che contrastava nettamente col nero colore del suo adorato copricapo. Dimentico dell’attacco imminente, con un balzo che tradiva energie apparentemente sopite, si gettò sul pezzo di seta; la sua intuizione era giusta, era la sciarpa della Capitana.

Come un bambino che per la prima volta mette piede su un trealberi e confuso, a bocca aperta e sgranando occhi ancora innocenti, ammira tutto ciò che un giorno gli diventerà indifferente per la troppa confidenza, Barbarossa rimase a fissare la stoffa che teneva in mano, indeciso su come restituirla alla legittima proprietaria. Si accorse che gli stavano tremando le mani, a tanto lo aveva portato quell’incontro inaspettato in alto mare, quella fuga fino all’atollo dove le due imbarcazioni si erano unite, quasi fossero una cosa unica.

Lo colpì, come l’onda di maestrale che supera le murate della nave, il ricordo di come aveva lasciato la cabina, il posto esatto dove era rimasto il cappello e quello dove aveva lasciato cadere, non senza una grazia che chi non lo avesse conosciuto da tempo non gli avrebbe mai attribuito, la sciarpa bianca. Il suo primo pensiero andò ai suoi uomini, chi di loro poteva essere entrato in sua assenza? Allontanò il sospetto immediatamente, non poteva e non voleva dubitare dei suoi uomini, erano l’unica famiglia che aveva al mondo. Pensò allora che probabilmente mentre si spogliava per buttarsi in acqua soprappensiero aveva lasciato tutto così com’era, a volte non si ricordava neanche le cose accadute da poco.

La comoda soluzione generò uno dei rari sorrisi che illuminavano il suo volto, decise allora che sarebbe dovuto andare di persona sulla “Bewitched” per restituire quanto la Capitana aveva lasciato sulla “Camelia”. Stava per chiamare Paul, per farsi portare i suoi vestiti migliori, voleva apparire al meglio, cercare di stupire quegli occhi da cui era rimasto colpito in maniera così assordante. Cambiò repentinamente idea, si rese conto che la condotta migliore in questo caso era quella di essere se stesso; non stava giocando contro i suoi soliti avversari, sciocchi marinai d’acqua dolce, che poteva addirittura sconfiggere trasformando la sua “Camelia” in un’imbarcazione rispettabile, ammainando la nera bandiera con le sue insegne, sostituendola con le bandiere più disparate.

Respirò a pieni polmoni, aveva bisogno di calmarsi. Si apprestava, per la prima volta da quando le due imbarcazioni erano legate, a mettere piede sulla “Bewitched”, non sapeva come questo suo gesto sarebbe stato accolto dall’equipaggio della goletta e, soprattutto, dalla Capitana.

Dal ponte della “Camelia” poteva vedere quello della goletta, non gli sembrò di scorgere la capigliatura che aveva preso a sognare quasi tutte le notti. La cosa non lo impensierì affatto, immaginò la Capitana nella sua cabina intenta a sciogliere il nodo che da tempo la teneva occupata; questo pensiero gli procurò non poco turbamento, si mise a riflettere sugli scenari possibili che si sarebbero aperti in seguito alle eventuali, differenti decisioni che avrebbe potuto comunicargli la sua adorabile avversaria... Nonostante le frasi incoraggianti ricevute non riusciva ad allontanare la sgradita immagine di quello che sarebbe accaduto se lei gli avesse negato la sua resa, o meglio il suo passaggio sotto insegne diverse...

Mentre ragionava su pensieri che da mesi occupavano la sua mente si avvicinò alla murata di destra, iniziò la discesa sul ponte della “Bewitched”. Anche dopo anni non si sarebbe mai riuscito a spiegare cosa gli fece perdere l’equilibrio, forse il ponte lucidato da poco, forse l’emozione, forse la sua gamba lignea o forse tutti questi elementi contribuirono a fargli perdere l’appoggio, ma non cadde, inspiegabilmente una mano, morbidissima e delicata, lo sorresse nell’attimo esatto in cui scivolava. Capì all’istante che quella mano poteva essere unicamente la sua. Non si chiese nemmeno da dove fosse saltata fuori, le aveva attribuito una natura fantastica sin dal primo momento in cui aveva avuto la sorte di poter posare lo sguardo su quei meravigliosi lineamenti.

“Fate attenzione Pirata, rischiate di farvi male...” disse lei accennando un mezzo sorriso. “Grazie Capitana, venivo per restituirvi questa...” le rese la morbida striscia di seta, “grazie a Voi allora” rispose la Capitana con lo stesso sorriso ed una strana luce negli occhi “posso offrirVi qualcosa per ringraziarVi?” non si sarebbe mai sognato di essere invitato nella sua cabina, accettò.

La Capitana gli fece strada tra gli sguardi stupefatti della sua ciurma, sulla goletta era calato un silenzio carico d’aspettative. Entrati nella sua cabina la splendida marinaia fece accomodare il pirata offrendogli un calice pieno di un liquido rosso rubino “è amontillado, bevete lo troverete squisito” Barbarossa seguì il consiglio che gli veniva da quella splendida voce “non vi sbagliate Capitana, questo vino è veramente ottimo”.

Dopo un silenzio interrotto esclusivamente dallo sciabordio dell’acqua sullo scafo, il Pirata le pose la domanda che le voleva fare da quando aveva messo piene sulla “Bewitched”: “Allora Capitana, avete preso una decisione in merito alla mia proposta?” le parlò fissandola negli occhi. Al sentirsi ripetere nuovamente lo stesso quesito gli occhi della Capitana si velarono, per un momento persero la sfavillante luminosità che aveva accolto il Pirata sulla goletta. “Rimane una decisione difficile da prendersi...in più temo che, nel caso dovessi arrendermi a Voi mi risulterebbe oltremodo difficile comunicare la mia decisione all’armatore...”. Barbarossa sentì che qualcosa, forse nel comportamento della Capitana, forse nel suo sguardo, bramava comunicargli più di quanto volesse comunicare lei a parole, la interruppe: “Signora” il tono del Pirata era decisamente serio “i nostri destini non si sono incrociati a caso. È da molto tempo che attendo da Voi una risposta, credo che non dovrebbe essere così difficile prendere una decisione. Forse non avete ben inteso la mia offerta, a questo punto cercherò di mettere in chiaro i punti della mia proposta: Vi chiedo la Vostra resa incondizionata, la goletta non mi interessa, la lascerò al Vostro primo in comando, voglio Voi, null’altro. In cambio della resa della Vostra persona non Vi offro alcun posto se non quello di Comandante della Camelia! Io sarò il Vostro timoniere, il Vostro secondo, sarete Voi, Comandante, a decidere la mia qualifica sul Vostro veliero”. Lo straordinario viso della Capitana rimase impassibile a questa proposta così sfacciata, rispose con un laconico: “Vi farò sapere...”.

Al sentire questa risposta Barbarossa scoppio a ridere, si alzò dicendo: “Vedo che la Vostra difesa non cambia mia Signora, Vi ringrazio per il vino e per la cortese ospitalità, che mi auguro di poter contraccambiare quanto prima.”. Girandosi per chiudersi alle spalle la porta della cabina vide la Capitana più bella che mai, rimasta a bocca aperta come se volesse dire ancora qualcosa, allora la salutò con un gesto della mano dopo essersi rimesso il cappello e richiuse la porta alle sue spalle.

Fu allora, prima ancora di sentire la sua voce che lo richiamava, che il suo cuore per un attimo, per un secondo solo, si dimenticò di battere come se fosse stato distratto da qualcosa di più interessante che il suo eterno pompare. “Tornate!” la voce era imperiosa anche se tradiva un’emozione che la faceva sembrare più un sospiro che un ordine. Il sangue seguì l’esempio del suo motore e gli si fermò nelle vene. Mentre si girava per tornare nella cabina la vide aprire al porta per corrergli dietro. La corsa della Capitana si arrestò tra le braccia del Pirata che l’afferrò d’istinto, nascondendo il volto rigato da mille esperienze tra capelli inimmaginabilmente morbidi e profumati. Rimasero così per un tempo indefinito, tutto intorno a loro sembrava aver perso senso, i due equipaggi spariti, cancellati dal turbine di emozioni che i loro comandanti stavano vivendo. Basiti erano rimasti a guardarli per poco, comprendendo che la scena a cui stavano assistendo doveva essere rispettata, comprendendo che dovevano lasciare il campo. Lentamente, a malavoglia, il Barbarossa si staccò dall’abbraccio, fissò la Capitana dicendole: “Mia Signora, appena rimetterò piede sulla “Camelia” darò l’ordine di liberare la “Bewitched”, ho deciso che da questo momento siete libera di intraprendere il corso che volete, la mia offerta la conoscete a fondo. Vi rendo la Vostra libertà, di modo che la scelta che farete non sia dettata da costrizioni ma sia frutto del Vostro libero arbitrio”.

La salutò baciandole la mano, e, con agilità maggiore di quanta non ne avesse dimostrata a scendere, ritornò sul ponte del suo galeone. La Capitana sentì che, fedele a quanto le aveva detto, dava l’ordine di sciogliere gli ormeggi...

Passò del tempo prima che i marinai della “Camelia” capissero l’ordine del Barbarossa. In realtà vedendo che i suoi uomini non si muovevano, fu lui che lentamente e senza staccare gli occhi dalla Capitana iniziò a sciogliere le cime che tenevano unite le due imbarcazioni.

Quando ebbe finito si rintanò nella sua cabina. Anche la Capitana si ritirò nella sua cabina appena vide sparire il Pirata. Passò poco più di un’ora prima che il suo timoniere bussasse alla porta per portarle una lettera: “da parte del Barbarossa”. La Capitana quasi non attese che il timoniere chiudesse la porta della cabina, ruppe la ceralacca e lesse le poche righe: “ So aspettare!” scriveva il Pirata “Solo a chi ha pazienza di attendere spettano i tesori più belli. Nonostante i nostri legni non siano più uniti non retrocedo di un passo, rimango fermo nella mia decisione”. La Capitana, finito di leggere, chiuse gli occhi e si mise a sognare...

Impossibile addentrarci nei dettagli di quello che la fantasia della Capitana mostrò ai suoi occhi interiori, sappiamo solamente che i sogni che fece furono interrotti da un pensiero che la riportò in un secondo appena alla realtà: il suo Armatore.

Dolorosamente ammise a se stessa che, per quanto cercasse di convincersi del contrario, la decisione l’aveva già presa. Anche se parte di lei non voleva ammetterlo, era attratta in maniera totalizzante dalla proposta del Barbarossa. Le rimaneva un sentimento di fedeltà alla bandiera del suo Armatore che forse era dovuto esclusivamente alla sua natura ostinata e all’attaccamento che, negli anni, si era stabilito tra lei e l’Armatore.

“Una boccata d’aria sicuramente mi farà bene!” si rimise la giubba rossa, ravvivò i capelli con le mani e uscì al sole di mezzogiorno. Anche qui, tra la sua ciurma, tra il sartiame e il legno consumato ma sempre tirato a lucido del ponte della “Bewitched” non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di essere ormai giunta ad un punto di non ritorno. In ogni caso doveva delle spiegazioni a chi di dovere, doveva quanto meno spiegare la lunga sosta sullo scoglio della Reina.

Non sapeva come avrebbe fatto a giustificare il suo ritardo; fu in quel momento che realizzò che ormai nulla la tratteneva più a quelle latitudini. Era libera di riprendere il corso della sua navigazione. Pensò che in realtà non era lei ad essere libera, lo era la sua goletta, non lei, oramai qualsiasi distanza no l’avrebbe potuta allontanare da Barbarossa. Sentiva di essere legata a lui in maniera sorprendentemente inspiegabile.

Decise che era giunto il momento di rientrare a Valencia, doveva riportare la goletta, doveva confrontarsi con l’Armatore.

Di corsa rientrò nella cabina. Prese carta e penna e vergò un messaggio per il pirata. Dopo aver sigillato la busta con la ceralacca chiamò Savage il suo mozzo. “Porta questa al Pirata” gli disse, sapeva che solamente a lui poteva dare un incarico che richiedeva al contempo coraggio e rapidità d’esecuzione. Il mozzo partì all’istante nascondendo la lettera nel risvolto della giacca.

La bellissima Capitana chiamò il suo secondo e gli diede ordini precisi: fare rotta per Valencia e, soprattutto, non disturbarla per il resto della navigazione. Aveva bisogno di tempo per trovare le parole giuste, sapeva che non sarebbe stato facile e soprattutto sarebbe stato inevitabile.

Avvertì il movimento della goletta, il pensiero, rapido, volò alla cabina del Barbarossa. Si chiese se avrebbe atteso, se avrebbe mantenuto la sua parola; pensò alle parole con cui aveva chiuso il messaggio che gli aveva fatto recapitare: “Mi fido di Voi, Pirata”.

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Listening to: The Rolling Stones - Start Me Up
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venerdì 2 novembre 2007

Sorprendenti Similitudini...


È stata una settimana particolare. Vissuta a pieno, gonfia di momenti ilari ma non scevra di una dissonante malinconica nota di sottofondo. Come un pezzo suonato al piano a quattro mani. C’è un’espressione che più di tutte mi ha colpito, è una frase pronunciata da Franceschina che ha definito la sua macchinetta digitale la sua “copertina di Linus”. E questa tua interpretazione della tua macchina fotografica si nota tutta in questo scatto che ho rubato con la mia, in cui la tua "copertina" è nelle mani di Alberto, che cerca di catturare il sole morente che si nasconde dietro le alture di Ras Mohammed.

Il particolare che mi piace di più riguarda le tue mani. Più che il tuo viso, sono loro a testimoniare la tensione, la velata preoccupazione, per questo gigante dalle mani fatate che impugna la tua “copertina”, che ne comanda l’obbiettivo mentre tu aspetti, impaziente, il momento in cui, salva, tornerà a te.

Io come al solito sono stato fortunato testimone di una involontaria piece teatrale, protagonista, antagonista ed oggetto, in un lungo istante muto denso di significato.



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Listening to: Marta sui tubi - l'abbandono
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