
Ammetto la mia ignoranza! Non mi costa nulla, ne sono cosciente, so che per quanto possa sforzarmi, resterà sempre in vantaggio sulla mia conoscenza. In questo enorme calderone che mai riuscirò a colmare c’è la storia delle rivendicazioni politiche delle donne. Ricordo qualche data, certo, ma ne conosco veramente pochissimo, potrei dire “solo la punta dell’iceberg”. Ma se c’è una cosa che credo di aver capito, è che le femministe, nel corso della loro battaglia, hanno perso per strada non poco. Hanno dovuto cancellare dei loro tratti salienti per vincere una cultura fallocratica che le relegava in posizioni di rincalzo, eterne suggeritrici oscure di presunti “grandi uomini”.
Ed in questo momento storico, di “grandi uomini” io, che per diritto di nascita ed anagrafico sono solo un piccolo uomo, non ne vedo granché. Fortunatamente non mi riferisco a persone di mia diretta conoscenza, parlo delle persone che giornalmente ci “vendono” come eroi, geni, statisti, artisti e quant’altro.
Ed anche gli uomini, nella battaglia, hanno perso qualcosa. O forse semplicemente hanno deciso di lasciarsi andare, non saprei. Ma in fondo io credo che entrambi gli schieramenti abbiamo perso la stessa cosa, ossia "il gioco delle parti". Di questo gioco, che regolava le nostre vite, credo che si possano evidenziare due caratteristiche peculiari di cui abbiamo sentito la necessità di disfarci. La grazia, innata delle donne, vista come punto debole, cancellata per dimostrarsi all’altezza degli uomini che, dal canto loro forse per vendetta, hanno dimenticato cosa voglia dire saper essere cavaliere. Ci sono cose che spettano ad un uomo, su questo non transigo; ci sono atteggiamenti che sono propri delle donne. Sono cose stupide, chiamiamole pure banalità, ma credo che sia dai piccoli segni che a volte si deve partire per ottenere grandi risultati.
Io credo, e parlo per diritto di appartenenza, che ci siano gesti, azioni e atti che dovrebbero essere prerogativa degli uomini. Farò brevi esempi, stupidi probabilmente, ma credo che non dovremmo mai lasciare che una donna si versi da bere da sola, men che mai lasciarle tagliare il pane o stappare una bottiglia di vino; e questo non perché le donne siano inette o non abbiano la forza per farlo, io stesso ho imparato a tagliare il pane ammirando mia madre che lo faceva appoggiandosi la pagnotta al petto, ma perché questi piccoli gesti sono sciocchezze che entrano nella nostra sfera di competenza. E potrei continuare.
Ho usato piccoli esempi, tutti di uno stesso ambito, per far capire che forse dovremmo reimparare ad interpretare i nostri ruoli, senza sentircene sminuiti, perché essere cortesi non vuol dire essere servili, e lasciarsi viziare non è segno di debolezza. Dovremmo essere consapevoli che ci sono onori ed oneri, anche per il semplice fatto di essere nati uomini o donne.
N.d.A. Questo post nasce dalle riflessioni scaturite, oltre che da mille chiacchiere, da un post di Maria Cristina. Per quanti volessero leggerlo si tratta di "Comunque Donne" per trovarlo andate sui miei link e cliccate su "La Stanza del Té". Grazie Maria Cristina!