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Ai malcapitati che giungono su queste virtuali pagine, il mio benvenuto.
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Nella mia personale passeggiata su questa striscia di legno che sovrasta un mare agitato, poche cose credo di aver capito; una su tutte, che ormai da tempo mi porto dentro, è che alla fine nessuno fa ridere il buffone...

lunedì 14 maggio 2007

Una serata particolare

Questo l'ho scritto tanto tempo fa...

Non era una bella serata. Decisamente, no. La giornata era trascorsa come mille altre, una mattinata cominciata con la solita lotta col letto, una colazione al bar offerta dalla ragazza di un amico e poi lo strenuo tentativo di conciliare la voglia di non fare niente con la mia bestia nera: lo studio.

Dopo aver pranzato a casa di “mammà” la telefonata di un amico che partiva per Londra il giorno seguente mi offriva la possibilità di sottrarmi alle ore di studio pomeridiano per fare un giro in centro.

Dopo lo slalom per evitare l’ultimo temporale estivo che cercava di mondare la città di Roma da chissà quale peccato insanabile, ritornavo a casa dei miei per cenare… e poi? E poi a casa, davanti a quella che da sempre è stata la mia baby sitter.

Sdraiato sul divano davanti al focolare domestico del terzo millennio riflettevo su quanto la mia amata mi distoglieva dal vivere a pieno la mia vita.

Avevo trovato uno strano punto di raccordo tra la futile finzione di allegria imperante nella televisione e la necessità di conciliare il momento col mio tristo stato d’animo. Avevo scoperto che azzittendo il mio caro televisore la musica del mio computer poteva riportare qualsiasi programma sul filo delle mie elucubrazioni mentali.

In questo stato di libera interpretazione delle immagini del tubo catodico mi prendeva, subdola, la voglia di alzare il culo; quella strana voglia che a volte mi prende e mi dice che forse farei meglio a dimenticarmi di me tracciando linee immaginarie col copertone della moto, spargendo i miei pensieri coi gas di scarico, due rifiuti difficilmente assimilabili, a volte eccessivamente simili.

Come al solito, ironia di un essere superiore che sa come farmi divertire, la moto non ne voleva sapere nulla di smuoversi, forse contagiata dalla stessa pigrizia che permea lo spirito di chi, gentilmente, cerca di piegarla al proprio volere, stupidamente illuso di insegnarle la strada. Dopo l’ennesima partenza a “strappo” mi ritrovavo per le vie della città, in una serata di settembre che non sapeva decidersi tra gli ultimi calori e i primi timidi freddi di un autunno a lungo atteso.

All’improvviso, repentina come il flash di una foto inattesa, la voglia che mi aveva svegliato dal torpore mi abbandonava mentre mi perdevo nel dedalo delle strade capitoline; era il segnale che aspettavo, l’intermezzo era finito.

A casa mi aspettava una dolce sorpresa, nuovamente l’invenzione del buon Meucci dava una svolta inattesa alla giornata; come al solito erano gli amici i segni che il destino, o chi per Lui, mi indirizzava per variare i miei programmi.

Un invito inatteso spesse volte rappresenta una scocciatura della quale mi disfaccio con amabili quanto innocue false verità, ma in questo periodo umbratile della mia seppur breve esistenza sembra che il mio essere non riesca a trattenersi dal rispondere positivamente a qualsivoglia proposta; sicché, nuovamente, mi ritrovavo in garage di fronte al mio bizzoso destriero di metallo. Le cure di prima lo avevano addolcito, o forse era solo Lui che per il momento aveva deciso che potevamo stipulare una tregua, quanto meno per la partenza del mio mezzo di locomozione. Ovviamente la bestia che porto dentro ultimamente, quella che mi spinge a mettere in dubbio tutti i miei criteri e che a volte mi porta in giardini della mia coscienza che credevo di aver definitivamente chiuso, riusciva ad avvelenarmi dolcemente la serata, stampigliandomi sul volto l’ottusa felicità del buffone di corte; così, dopo essermi regalato in iperboli comiche a volte dal dubbio risultato, salutavo la compagnia che mi aveva dato modo di esercitare la zona più goliardica del mio cervello tirato a nuovo, ridirigevo le lunghe forcelle verso casa per farmi accogliere dall’abbraccio più amato, quello del letto; abbraccio che già sapevo avrei fato fatica a sciogliere il giorno dopo al suono, dai più odiato, della sveglia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

tu scrivi bene e questo è una sorpresa piacevole. Bene d'ora in poi ci confrenteremo anche su questo.

polle ha detto...

Grazie M.C.
i tuoi commenti sono sempre ben accolti (te credo fin'ora so tutti positivi!)
Aspetto la tua proposta per il libro a 4 mani.

Anonimo ha detto...

chissà che giorno era, chissà chi erano i protagonisti di quella serata di settembre, chissà se è veramente interessante saperlo o prendere atto, sia pur a distanza di tempo,di uno stato d'animo inquieto che, anche volendo, non è stato possibile, in fonddo in fondo, sollevare.
false verità...!!

polle ha detto...

tutte domande che facilmente potrebbero trovare una risposta ;)